Nemea tra cielo e terra
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La notte delle bestie

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Descrizione

È notte e fra le notti… “se avrà fine la notte/le notti stanotte/intreccia i capelli il sonno/i fiati i lamenti gli odori”… è la notte delle bestie. Una notte, forse, definitiva “invisibile bit/sulla tastiera del tempo”, una notte che sembra senza ritorno fatta di promesse che vegliano il sonno attraverso un rito. Sono versi che risvegliano un corpo finalmente risolto nell’anima, congiunzione che sconfina in un territorio di visione e mistero. Il tormento è vitale, conduce in luoghi impalpabili e sfuggenti di rara bellezza. La tensione verso l’alto è ricerca, vertigine; è perdita di equilibrio ma “il bilico” è l’occasione che alimenta il desiderio di infinito e sostiene l’attesa errante. Una poesia che dondola con musicalità fino al verso che d’improvviso ferisce ma vola liberandosi dalla Terra al Cielo “l’aquilone che ti porta/fiori con le spine”. I versi di Bernardo Antonini sembrano muovere una direzione verticale “nox,/in qua terrenis caelestia,/humanis divina iunguntur.” L’inserimento del latino scivola in zone mistiche trasparenti, leggere e seduttive: l’anima del corpo, il corpo dell’anima, insieme senza dissidio, “stanotte/veglierà quasi fosse/la notte del (suo) concepimento:/o felix culpa”. E non hanno paura di toccare questi orizzonti “il ventre azzurro del cielo/ha il segno delle mani/che cercano stelle/tra nuvole oscure”. La vigilanza cede il passo all’abbandono senza calcolo, poesia con le ali che respira solo nel delirio dell’amore ed è così che “il Regno dei cieli/somiglia a un piccolo seme".Nel momento in cui tutte le risorse sembrano dissolte, il rischio diviene attraente, una possibilità di salvezza, un’occasione a cielo aperto di trascendenza e libertà. Il poeta, l’uomo e la sua vocazione non sono più separabili.

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