lateral community

Benvenuto, Ospite
Nome utente: Password: Ricordami
Este es el encabezado opcional del foro para el buzón de sugerencias.

ARGOMENTO: Scriviamo una cosuccia insieme?

Scriviamo una cosuccia insieme? 19/10/2013 10:02 #34

Continuo io...difficile situazione vediamo...dunque sulla falsa riga dell'esempio di cartella editoriale e le disposizioni di Monica ecco il mio scritto composto da: 3 cartelle da circa 1.720 caratteri spazi inclusi. Ho modificato alcune cose.
.

Kal apre il suo zaino con gesti calibrati puntando sempre gli occhi sulla canna della pistola.” Hei amico, calmati, ecco qui, quello che cercavi. Ho trovato tutto.” Kal comincia a sfilare uno ad uno gli oggetti di valore rubati due ore prima: un trofeo di calcio in oro massiccio, due collane di diamanti, un tablet, un cellulare, e le chiavi di un’auto. Depone tutto sul marciapiede. Il ciccione abbassa la pistola e si china per guardare la refurtiva. “ Bene, bene, ottimo lavoro Kal. E le chiavi?” “ Quelle sono di una Mercedes parcheggiata in Via Manzoni. Quell’auto vale un bel po’ di soldi. E ora sgancia la grana, bello”.
Gli occhi di Kal lanciavano lame affilate. Tirò fuori dalla tasca posteriore dei Jeans un coltello serramanico e lo puntò contro il ciccione. “ Hei, hei, calma, calma, amico, ti saldo subito.” Il ciccione sapeva quanto Kal fosse bravo con il coltello, l’avrebbe fatto secco prima ancora di premere il grilletto. Aprì il portafoglio e gli consegnò più di quello pattuito. Mentre Kal contava i soldi, il ciccione mise tutta la refurtiva nello zaino e se lo caricò in spalla. L’uomo con l’uccello guardava in silenzio, non era né sorpreso , né impaurito, era calmo e composto. Kal lo guardò: “ Hei, tu, stupido pazzo vattene via di qui. Acqua in bocca, se no, te ed il tuo uccello finite in pasto ai pesci”. Kal sghignazzava ed il ciccione lo seguiva a ruota. Non c’era niente da ridere. L’uomo alzò l’animale imbalsamato verso il cielo e disse: “ Ci finirete voi a marcire in fondo al mare, razza di imbecilli! E’ arrivata la vostra ora! L’ora di tutti voi esseri immondi, vermi inutili!2 Mentre gridava queste parole, l’uccello aprì le sue splendide ali colorate, una Fenice in carne ed ossa spiccò il volo dalle mani di quell’uomo strano e senza nome. Andò a planare davanti all’entrata della metropolitana, gonfiò il petto, allargò le ali ed un grido stridulo svegliò la notte silenziosa. Kal ed il ciccione si fermarono di colpo, in lontananza
rumori di passi rimbombano lungo il tunnel, tanti passi, piccoli passi, veloci, velocissimi passi, si avvicinano, sempre più, sempre più. Kal contorce le labbra, nessun suono esce dalla gola secca, il ciccione impugna la pistola con forza, trema e le ginocchia sono di ricotta, Una strana forza magnetica li teneva bloccati lì, in quel momento, a quell'ora precisa, di quel giorno: 20/05/2050. L’anno della rivincita. La terra si riprendeva ciò che era suo, ciò che l’uomo le aveva rubato e distrutto. Assetata d’acqua, privata di ogni energia, spogliata dei suoi magnifici boschi, attanagliata dalla morsa delle macchine, invasa dai rifiuti tossici, la terra piangeva lacrime di distruzione. E solo dopo la morte ci può essere una nascita. La nascita di una nuova era: Geanova.
I passi metallici si avvicinano, tanti bambini vestiti di tute grigie con indosso scarpe metalliche facevano tintinnare le loro catene, un centinaio di fanciulli avanzava nella notte buia, sguardi fissi, occhi lucidi, mano nella mano, camminavano con passo militare, spedito, perfetto. Erano sbucati dal nulla, avevano seguito il richiamo del loro Capo: la Fenice, colei
che avrebbe riportato la natura al suo posto e lo avrebbe fatto con l’aiuto dei bambini, le creature pure ed incontaminate, prive di cattiveria e crudeltà. Nuove donne e nuovi uomini sarebbero nati. Passarono davanti ai tre senza guardali, non li avevano visti, dovevano procedere, avanzare, raggiungere l'obbiettivo. Questi erano gli ordini, queste le condizioni per la loro sopravvivenza e la riuscita del progetto Geanova.
I due malcapitati si guardavano in faccia sbalorditi, accantonarono per un momento le loro vite e Kal aprì bocca per primo: “ Cosa sta succedendo? Mai visto una cosa del genere! Nessuno sembra accorgersi di tutto ciò. Soltanto noi. Dobbiamo seguirli, dobbiamo vedere dove vanno e cosa fanno.” Il ciccione prese in mano la pistola e annui in silenzio. L’uomo della Fenice, si parò davanti, incrociò le braccia e sentenziò:
“ Voi non andrete da nessuna parte. Rimanete qui. Attendo gli ordini della Fenice, chissà che ne sarà di voi ah, ah, ah,” Il ghigno sulla faccia esprimeva sarcasmo e potere. Il ciccione puntò la pistola, premette il grilletto, s’inceppò. Premette di nuovo, nulla. Kal, mentre i due si fronteggiavano,cercava di allontanarsi piano,piano, a piccoli passi, li guardava e si allontanava, non si era accorto del marciapiede, inciampò e cadde. L’uomo della Fenice si voltò di scatto, il ciccione approfittò e lo colpì sulla testa con la pistola, l’altro gli prese il bavero del camice e lo sollevò da terra senza batter ciglio. Continuava a guardarlo fisso negli occhi e non diceva nulla. I tre minuti più lunghi della sua vita non passavano mai. Si sentiva in bilico sul burrone della sua esistenza e le apparse immediatamente vuota e priva di significato. Faceva il macellaio e trafficava in oggetti rubati, non si era sposato e continuava l’attività del padre, così, per inerzia, per comodità. Non gli piaceva scuoiare manzi e maiali e soprattutto odiava la sua clientela.
Li serviva con disprezzo e superbia. Si credeva migliore di loro ma dipendeva dai loro soldi.
Cercava di far soldi per andarsene via dall’Italia.

A voi la palla.
Ultima modifica: 28/10/2013 15:23 da Federica Bignardi. Motivo: prolungamento del racconto
L\'Amministratore ha disattivato l\'accesso in scrittura al pubblico.

Scriviamo una cosuccia insieme? 18/10/2013 21:46 #32

  • Albini
  • Avatar di Albini
  • OFFLINE
  • Iniziato
  • Messaggi: 2
Ok ci siamo. Sembra che vi hanno chiesto di donare un rene. Ma che sono tutti questi timori? Siamo uomini o scrittori? :) Inizio io vi piaccia o non vi piaccia, mi avete detto di iniziare, e io inizio, a modo mio. E allora iniziamo.

Lo spiego per quelli che non hanno mai visto la stazione della metropolitana di Rebibbia, a Roma. L’entrata è una grande bocca semicircolare che affaccia su una piazzetta delimitata da alti muri di mattoncini grigi. La fermata si trova accanto alla Tiburtina da un lato, e al fiume Aniene dall’altro. D’inverno la sera su quella piazza si forma una specie di nebbiolina, acre, densa, composta di tutti gli scarichi delle fabbriche che il corso d’acqua raccoglie nel suo percorso verso le fogne. La maggior parte delle volte, dei cinque lampioni piazzati nel perimetro, ne funziona solo uno; l’ambiente è spettrale, se ci si dimentica dei claxon e dei rombi dei motorini che scorrazzano a meno di centro metri. Proprio lì, in mezzo ai miasmi, un uomo basso, grasso, pelato a chiazze, cammina avanti e indietro, con fare nervoso. Indossa un camice da dottore, ma non si capisce bene perché quel suo agitarsi lo fa continuamente uscire dal campo illuminato dall’unica fonte di luce in quella piazza. Da dentro la stazione, il barrire di una bestia gigantesca rimbomba nei cunicoli sotterranei. Dall’uscita sbuca un drappello di persone. Il ciccione si blocca, scruta tra la gente, grugnisce e torna a fare passetti a vuoto. Dopo poco, solitario, esce trafelato un ultimo passeggero. E’ un giovane di colore, ha il fiatone, e trasporta un pesante fardello con sé. Si vede solo un attimo nella scena, perché appena fuori sparisce nel buio, e possiamo capire i suoi spostamenti solo concentrandoci sui suoi occhi bianchi, splendenti anche nelle tenebre. Lo vediamo ricomparire per intero solo quando si porta sotto il lampione. Allora scarica il suo bagaglio, e ansimando chiede scusa al grassone. Quello lo osserva serio. “Che cazzo hai fatto Kal? Qui andiamo male Kal, lo sai vero?”. Il giovane di colore, scuote la testa, fa un grande respiro per recuperare l’aria spesa nel correre. “Mi devi scusare, ma mi è successa una cosa incredibile. Cioè non so neppure se mi, anzi ci, è capitata sul serio…”. Il pelato si gira, dandogli le spalle. “Ma come, io trascuro pure il lavoro per essere puntuale. E tu mi fai aspettare venti minuti? Cose da pazzi…”. Il ragazzo cerca di fargli capire: “La metropolitana…”. L’altro fa qualche passo avanti, si allontana nell’oscurità. “Non me ne frega un cazzo, Kal. Stai zitto. Hai portato almeno quello che dovevi?”. Kal si china sul fagotto, lo apre e infila le mani dentro scuotendole. Produce un rumore metallico che rimbomba tra i muri di mattoncini. “Bene”. Sentenzia il ciccione. Poi fa sparire una mano dentro il camice e tira fuori una pistola. Stende il braccio, che entra nell’inquadratura del fascio di luce, e la canna della pistola arriva a meno di tre centimetri dal naso del ragazzo.
Da dietro irrompono dei passi. Qualcuno si sta avvicinando lentamente. Il ciccione riporta la mano al suo fianco, senza smettere di impugnare l’arma, e si gira animale a guardare chi arriva. Kal osserva prima la pistola, poi l’ombra che si distingue tra la nebbiolina acida. C’è un uomo, pochi metri più giù, tiene qualcosa in mano che quando arriva vicino al lampione distinguiamo essere un uccello. Lo stringe a doppia presa, tenendolo leggermente proteso in avanti. La bestia è immobile, non si comprende se è un placido vivo o un morto fervente. Lo sconosciuto si ferma a pochi passi dal ciccione che lo guarda come un cane da caccia osserva una lepre. “Sapete?”, dice l’ospite, “Questa mattina una persona si è buttata sotto un treno. Il mio treno. Io c’ero. Alle sette e tredici in punto.” Silenzio. “Allora ho pensato che oggi non mi andava di andare a lavoro. Ho camminato un po’ per le strade, senza meta. Avevo uno stato d’animo strano. Non so se avete presente i barattoli di latta. Ecco. Ad un certo punto l’ho visto”. E con il naso indica l’uccello, fermo che pare imbalsamato. “Voleva attraversare la strada. Me lo ha fatto capire: mi guardava e indicava l’altro marciapiede. Così l’ho preso, e gli ho dato un passaggio. Ero soddisfatto, avevo svolto un bel lavoro, ma quando vado a rimettere l’uccello a terra, quello non si muove. Era praticamente stecchito, come ora. Vedete?”. Mostra l’uccello ai due agitandolo in aria, inutilmente, perché non muove nemmeno la testa. Sembra di plastica. “Voi pensate sia io? A fare queste cose intendo”. Il ciccione lo osserva con la sua solita faccia da toro castrato, Kal, invece, scuote la testa leggermente. A quel lieve movimento la pistola scatta minacciosa come un serpente a sonagli. I tre rimangono zitti. Dentro la stazione della metropolitana si spengono le ultime luci, ronzando calano le serrande rinchiudendo per la notte la bestia gigantesca che la abita. Il traffico è diminuito, e c’è un’insolita aria di calma urbana.
L\'Amministratore ha disattivato l\'accesso in scrittura al pubblico.

Scriviamo una cosuccia insieme? 18/10/2013 20:26 #31

  • Virgi
  • Avatar di Virgi
  • OFFLINE
  • Amministratore
  • Messaggi: 12
contate su di me se non trovate altri adepti ma a me pare che anche Roberto volesse intervenire... Io sono molto sotto pressione ma se vi occorre, ci mancherebbe.... :)
L\'Amministratore ha disattivato l\'accesso in scrittura al pubblico.

Scriviamo una cosuccia insieme? 18/10/2013 19:22 #30

  • Monica
  • Avatar di Monica
  • OFFLINE
  • Iniziato
  • Messaggi: 16
Ciao a tutti! Allora, si posson tirar le fila, chi ci sta oltre a Paolo e me?
L\'Amministratore ha disattivato l\'accesso in scrittura al pubblico.

Scriviamo una cosuccia insieme? 18/10/2013 08:50 #29

  • Virgi
  • Avatar di Virgi
  • OFFLINE
  • Amministratore
  • Messaggi: 12
Ciao Paolo, che bello che tu sia arrivato.
Sei il benvenuto. Anzi perché non dai il là? E poi gli altri si aggiungono?
Al momento il progetto è in attesa di essere varato....
Un abbraccio.
Virginia
L\'Amministratore ha disattivato l\'accesso in scrittura al pubblico.

Scriviamo una cosuccia insieme? 18/10/2013 03:18 #28

Ciao,

sono Paolo. Con Virginia ci conosciamo di persona, con gli altri forse soltanto tramite coesistenza di nomi sull'agenda 2013 e 2014.

L'idea di scrivere qualcosa insieme mi ispira. Siete già al completo o vi manca qualcuno? Faccio in tempo ad aggregarmi, o come spesso mi accade, sono in ritardo?

A presto.

Paolo
L\'Amministratore ha disattivato l\'accesso in scrittura al pubblico.