Continuo io...difficile situazione vediamo...dunque sulla falsa riga dell'esempio di cartella editoriale e le disposizioni di Monica ecco il mio scritto composto da: 3 cartelle da circa 1.720 caratteri spazi inclusi. Ho modificato alcune cose.
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Kal apre il suo zaino con gesti calibrati puntando sempre gli occhi sulla canna della pistola.” Hei amico, calmati, ecco qui, quello che cercavi. Ho trovato tutto.” Kal comincia a sfilare uno ad uno gli oggetti di valore rubati due ore prima: un trofeo di calcio in oro massiccio, due collane di diamanti, un tablet, un cellulare, e le chiavi di un’auto. Depone tutto sul marciapiede. Il ciccione abbassa la pistola e si china per guardare la refurtiva. “ Bene, bene, ottimo lavoro Kal. E le chiavi?” “ Quelle sono di una Mercedes parcheggiata in Via Manzoni. Quell’auto vale un bel po’ di soldi. E ora sgancia la grana, bello”.
Gli occhi di Kal lanciavano lame affilate. Tirò fuori dalla tasca posteriore dei Jeans un coltello serramanico e lo puntò contro il ciccione. “ Hei, hei, calma, calma, amico, ti saldo subito.” Il ciccione sapeva quanto Kal fosse bravo con il coltello, l’avrebbe fatto secco prima ancora di premere il grilletto. Aprì il portafoglio e gli consegnò più di quello pattuito. Mentre Kal contava i soldi, il ciccione mise tutta la refurtiva nello zaino e se lo caricò in spalla. L’uomo con l’uccello guardava in silenzio, non era né sorpreso , né impaurito, era calmo e composto. Kal lo guardò: “ Hei, tu, stupido pazzo vattene via di qui. Acqua in bocca, se no, te ed il tuo uccello finite in pasto ai pesci”. Kal sghignazzava ed il ciccione lo seguiva a ruota. Non c’era niente da ridere. L’uomo alzò l’animale imbalsamato verso il cielo e disse: “ Ci finirete voi a marcire in fondo al mare, razza di imbecilli! E’ arrivata la vostra ora! L’ora di tutti voi esseri immondi, vermi inutili!2 Mentre gridava queste parole, l’uccello aprì le sue splendide ali colorate, una Fenice in carne ed ossa spiccò il volo dalle mani di quell’uomo strano e senza nome. Andò a planare davanti all’entrata della metropolitana, gonfiò il petto, allargò le ali ed un grido stridulo svegliò la notte silenziosa. Kal ed il ciccione si fermarono di colpo, in lontananza
rumori di passi rimbombano lungo il tunnel, tanti passi, piccoli passi, veloci, velocissimi passi, si avvicinano, sempre più, sempre più. Kal contorce le labbra, nessun suono esce dalla gola secca, il ciccione impugna la pistola con forza, trema e le ginocchia sono di ricotta, Una strana forza magnetica li teneva bloccati lì, in quel momento, a quell'ora precisa, di quel giorno: 20/05/2050. L’anno della rivincita. La terra si riprendeva ciò che era suo, ciò che l’uomo le aveva rubato e distrutto. Assetata d’acqua, privata di ogni energia, spogliata dei suoi magnifici boschi, attanagliata dalla morsa delle macchine, invasa dai rifiuti tossici, la terra piangeva lacrime di distruzione. E solo dopo la morte ci può essere una nascita. La nascita di una nuova era: Geanova.
I passi metallici si avvicinano, tanti bambini vestiti di tute grigie con indosso scarpe metalliche facevano tintinnare le loro catene, un centinaio di fanciulli avanzava nella notte buia, sguardi fissi, occhi lucidi, mano nella mano, camminavano con passo militare, spedito, perfetto. Erano sbucati dal nulla, avevano seguito il richiamo del loro Capo: la Fenice, colei
che avrebbe riportato la natura al suo posto e lo avrebbe fatto con l’aiuto dei bambini, le creature pure ed incontaminate, prive di cattiveria e crudeltà. Nuove donne e nuovi uomini sarebbero nati. Passarono davanti ai tre senza guardali, non li avevano visti, dovevano procedere, avanzare, raggiungere l'obbiettivo. Questi erano gli ordini, queste le condizioni per la loro sopravvivenza e la riuscita del progetto Geanova.
I due malcapitati si guardavano in faccia sbalorditi, accantonarono per un momento le loro vite e Kal aprì bocca per primo: “ Cosa sta succedendo? Mai visto una cosa del genere! Nessuno sembra accorgersi di tutto ciò. Soltanto noi. Dobbiamo seguirli, dobbiamo vedere dove vanno e cosa fanno.” Il ciccione prese in mano la pistola e annui in silenzio. L’uomo della Fenice, si parò davanti, incrociò le braccia e sentenziò:
“ Voi non andrete da nessuna parte. Rimanete qui. Attendo gli ordini della Fenice, chissà che ne sarà di voi ah, ah, ah,” Il ghigno sulla faccia esprimeva sarcasmo e potere. Il ciccione puntò la pistola, premette il grilletto, s’inceppò. Premette di nuovo, nulla. Kal, mentre i due si fronteggiavano,cercava di allontanarsi piano,piano, a piccoli passi, li guardava e si allontanava, non si era accorto del marciapiede, inciampò e cadde. L’uomo della Fenice si voltò di scatto, il ciccione approfittò e lo colpì sulla testa con la pistola, l’altro gli prese il bavero del camice e lo sollevò da terra senza batter ciglio. Continuava a guardarlo fisso negli occhi e non diceva nulla. I tre minuti più lunghi della sua vita non passavano mai. Si sentiva in bilico sul burrone della sua esistenza e le apparse immediatamente vuota e priva di significato. Faceva il macellaio e trafficava in oggetti rubati, non si era sposato e continuava l’attività del padre, così, per inerzia, per comodità. Non gli piaceva scuoiare manzi e maiali e soprattutto odiava la sua clientela.
Li serviva con disprezzo e superbia. Si credeva migliore di loro ma dipendeva dai loro soldi.
Cercava di far soldi per andarsene via dall’Italia.
A voi la palla.