lateral bloggo

Banner Valutazione

Testi postati dagli amici di Opposto

Lo scrittore incallito di Napoleone Dulcetti

Le nuvole scorrono veloci, loro sì che si muovono senza volerlo. Vorrei esserlo, una nuvola, a forma di uomo, non se ne vedono molte. Conigli, cappelli, mucche, ho persino visto una casa ieri, ma esseri umani, mai visti, eppure molti ci vivono fra le nuvole, me compreso.

Non devo distrarmi, non posso. Non va per niente bene. Sono ancora bloccato, non riesco a finire questo romanzo. Cosa mi sta succedendo? La gente dice che cammino per le strade fissando il vuoto. Dicono che vado in giro con le mani di fronte al viso. Affermano che le mie dita freneticamente pigiano su una tastiera inesistente, invisibile, sospesa fra la mia fronte e il pavimento ruvido che scorre, inesorabile e maligno. Voi ci credete? Io sì. Cosa c’è di male nel registrare tutto ciò che mi passa davanti? Andiamo! Provate! Fatelo ora! Come me, non vi fermerete più. Certo che la gente deve provare una gran paura però. Osservare una persona che fissa il tutto scrivendo su una tastiera che loro non possono vedere deve apparire strano. Qualcuno ride, qualcuno mi fissa mentre batto giù il suo modo di vestire, mentre conto il numero delle rughe su un viso magro come i pomodori secchi al sole.

Ma non è questo il punto. La gravità della situazione sta nel fatto che sono qui, davanti al finale del romanzo che sto scrivendo da 27 anni e non riesco a finirlo. Non ci riesco! Forse…No, sarebbe assurda come cosa. Eppure, se rifletto bene, se implodo profondamente dentro la mia testa, nel mio essere, allora sì, non sarebbe così bizzarra come idea. Immergendomi pienamente nel mio “io”, effettivamente, non è affatto illogica come cosa. Io non devo finirlo questo romanzo, ecco la risposta. Deve essere così! Dal momento che il racconto riguarda la mia vita, se lo finissi… Inconsciamente la paura di terminare e quindi morire mi blocca. Risposta trovata. Però, cancellare 500000 pagine è un peccato. Cosa fare allora? Potrei sempre pubblicare solo una parte di esso. Perché no? Ne pubblicherò solo un pezzo.

Levati davanti tu, grassone.” Ops, forse non sarei dovuto essere così diretto. “Se lei mi viene contro e non guarda dove va mentre finisco il mio romanzo non posso che essere rude verso di lei. Sarà un gran successo, leggerà. Le chiedo scusa comunque. Non c’è bisogno che mi ricopra di insulti. Alla prossima”. Grassone. Questa volta non mi ha sentito, meglio per me, spero. Non sarei stato in grado di difendermi se avesse deciso di darmele. Sarei scappato via, non sarebbe mai riuscito a prendermi. Sto ridendo come uno stupido. Credetemi, lo fareste anche voi. Ho appena immaginato me stesso che corro, con le mani davanti al volto, cercando di trascrivere tutto ciò che velocemente vedo mentre un grassone mi corre dietro per menarmi. Sublime come scena. Sarà meglio muoversi.

Il parco, quello sì che è un posto dove sedersi e scrivere. La velocità delle mia dita diminuisce. Rallenta tutto, mentre mi sdraio su questo manto d’erba umida. Caspita, toccherà asciugarmi dopo, non pensavo fosse così bagnato. Affondo con le spalle in qualcosa che al tatto sembra fango. Le nuvole, di nuovo. Spero di vederne qualcuna dalla forma bizzarra oggi. Meglio tornare seduti. Ops, la mia schiena è piena di fango. La prossima volta devo ricordare di portarmi qualcosa di asciutto. Ricordarsi non è un problema, cercare di portarla, quello si che è problematico. Come faccio a levare le mani dalla mia tastiera? Non è possibile. Toccherà trovare una zona più asciutta allora, o meno umida, che poi, alla fine, è la stessa cosa. No, seduto no. Non mi piace. Il cielo l’ho già visto abbastanza, meglio osservare il suolo. Pancia in giù! Ecco fatto! Odore di erba, di bagnato, di umido. Strana come cosa, prima sentirla, ora respirarla, l’umidità. Tutta un’altra storia, anche se preferisco il contatto. Cosa vedo? Una coccinella. Non ne avevo mai osservata una così da vicino. Stranamente non vola via, come fanno di solito tutte le altre. Mi piace. Ops, ho parlato troppo presto. “A domani. Stesso posto ora diversa, forse. Ciao e grazie.”

Sarà meglio tornare a scrutare il cielo, oggi è così azzurro. Ieri lo era, ma oggi lo è di più. Una nuvola a forma di uomo? Non proprio. Però somiglia molto a un pagliaccio. Ce ne sono tanti in terra, anche in cielo ora? Ma dove andremo a finire. Chi lo sa? Chi se ne importa dopotutto. Un falco? Qui? Non se ne vedevano da molto tempo. Non dovrei essere così sorpreso però, questa zona si chiama Falconara, se non sbaglio, e molte volte lo faccio, anzi, quasi sempre, se non continuamente. Vorrei esserlo, un falco, volare alto nel cielo. Però, adesso che rifletto bene, le nuvole volano molto più in alto. Meglio non cambiare idea.

Il grassone, di nuovo? Si avvicina. “Ehilà grassone” Ops, mi è scappato di chiamarlo in quel modo, non è da me essere così stupido. Sarà meglio darsela a gambe, ha cominciato a correre verso di me. In piedi! Aumentare la velocità della digitazione! Romanzo completato, almeno credo. 

Collegati o registrati per inviare un commento