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Una botta da coca di Biagio Moliterni

Tossisco violentemente, il sangue esce dalla bocca a fiotti, ne sento il sapore metallico. 

Sputo a terra, poi tossisco di nuovo e guardo dritto in cielo, verso il sole. Non so dove mi trovo, ieri sera ero uscito per rimorchiare una limoncella e ora mi trovo qui in aperta campagna, con la macchina sfasciata, senza cellulare né soldi e con le ossa rotte.

Mi guardo intorno ma sento solo il calore della giornata di maggio cuocermi la pelle. Non so che fare! Rovisto nel cruscotto alla ricerca di qualcosa e trovo solo un quaderno e una penna. La bocca mi fa male e perdo ancora sangue, mi guardo allo specchietto e vedo lividi dappertutto. Scendo dall’auto, è distrutta. Trentamila euro buttati al cesso, airbag scoppiati e ABS che non hanno mantenuto il controllo.

Bell’affare, cazzo! Se becco il coglione del concessionario lo pesto a morte; monsieur giacca e cravatta mi dice con tono amichevole – COMPRALA DAI, E’ UNA MACCHINA CRUCCA, MICA COME LE NOSTRE CHE FAN CAGARE! ‒ Amico vienila a vedere come è ridotta!

Prendo il quaderno e la penna, cerco di ricordare cosa ho fatto prima di ridurmi così. Ho letto da qualche parte, su una di quelle riviste new age, che scrivere i propri pensieri aiuta a mantenere vivi i ricordi. Bella idea, cazzo, a furia di fumare ganja questi figli del sessantotto sapranno qualcosa più di me, no? Allora vediamo un po’: Mi chiamo… e sono sopravvissuto ad un incidente. Mi trovo in aperta campagna e non so né il luogo, né la data. Sono un avvocato e mi faccio di bamba un giorno sì e l’altro pure. Mi fa sentire forte, non come quegli stronzi che si iniettano di ERO, che poi li vedi nei sottopassaggi della metro a chiedere qualche spicciolo per bucarsi le vene dell’uccello. Così va la vita. Sono single, l’amore va bene per chi è forte psicologicamente. Stop. Fine della storia.

Esco dall’auto perché ho fame ma intorno a me vedo solo campi deserti. Comincio a camminare nella speranza di trovare un’anima viva che possa spiegarmi il perché io sia lì e non nel mio studio a smanettarmi davanti ad un pornazzo.

C’è una casa, comincio a correre verso la porta e picchio gridando APRITE FIGLI DI PUTTANA!!! Non c’è nessuno, sembra abbandonata. Prendo una pietra e rompo una finestra, entro dentro, c’è solo un tavolo con quattro sedie, un letto polveroso e un cesto con della frutta.

Tutt’intorno solo desolazione e puzza di morte; sfondo la porta del ripostiglio e un nugolo di mosche mi assale: prosciutti in decomposizione erano appesi a far bella mostra in mezzo al deserto. Comincio a vomitare e a piangere disperato; sette miliardi di persone su questo pianeta e io ero solo. Afferro un paio di mele e ritorno alla macchina; il sole allunga di parecchio la mia ombra, mezzogiorno è passato da un pezzo.

I sedili sono sporchi di sangue, l’urto è stato violento, ho frantumato la mia Supercar contro un muro di cinta. Riprendo a scrivere, il flusso dei pensieri sta diventando costante come il ciclo di una cicciona.

Ieri sera il mio socio mi telefona dicendo che la serata è bella calda e piena di figa, ottimo, compare, gli dico io, ho una voglia pazza di chiavare che nemmeno te lo sogni. Metto su la giacca nera e sono bello carico. Arriviamo al bar verso le undici, la sala è piena di giovincelle, tracanno un Negroni, poi un altro ancora; la testa cominciava a girarmi come il Tagadà ai baracconi. C’era questa tipa alta, mora, tette grosse e tacco dodici che mi fissava, mi avvicino e le faccio, CIAO BEVIAMO QUALCOSA? e lei, CERTO, COME NO! Ci scoliamo una bottiglia di Krug e poi dritti a casuccia mia; mi era andata bene al primo colpo. Metto in moto, comincio a leccarle l’orecchio, ché alle ragazze fa bagnare la passerina e via verso una notte memorabile. E poi non ricordo più nulla, NADA, NEIN! Il vuoto più assoluto. Mi risveglio con la faccia insanguinata, in un luogo dimenticato da dio e la macchina da buttare. Brutta storia davvero. Spero che qualcuno legga queste cose che scrivo e venga a salvarmi il culo.

E questo è davvero tutto perché non ricordo più una mazza. Ho la vescica piena, il mio piscio giallo bagna la corteccia dell’albero, schiaccio un grillo col piede e il crac mi ricorda il rumore dei salatini che rubavo al tabacchino di Aldo. Muori bastardo che hai cantato tutto il giorno!

Metto le mani nella tasca dei jeans e trovo un po’ di polverina magica avanzata dalla serata, ne ho proprio bisogno. Prendo il quaderno e lo uso come tavolino, ci verso su la bamba e aspiro con tutta la forza che mi rimane. CHE BOTTA!!! Due strisce di colombiana pura pippate in meno di cinque secondi e sì che Said il pusher me l’aveva detto di andarci piano, perché questa è roba che ti spappola il cervello mica come quella roba che arriva dal Marocco. Sudo come un porco e sono eccitato

SEI STATA IL MIO PRIMO AMORE UNA VITA SPRECATA A NON FARE UN CAZZO TI PREGO DIMMI CHE NON TE NE VAI QUELLA NOTTE ERO ANCORA SVEGLIO THE CAFFE BISCOTTI SEI UN FALLITO MEDIOCRE HO BISOGNO DI ALTRO ANCHE IO NON SEI TU IL PROBLEMA SONO IOOOO GAY TRANS PUTTANE EBREI FASCI CHI E’ QUELLO CHE STA CON TE UN AMICO ME LA SONO CERCATA IO QUESTA VITA

BUIO

FLASH

LUCE

Mi sono svegliato con un forte mal di testa e la bocca secca, la sete mi assale, bevo dell’acqua stagnante; LA BOTTA DA COCA si è fatta sentire tutta. Ho crampi e dolori su tutto il corpo. Mi sdraio sull’erba umida, le mie ossa si sciolgono come in un abbraccio aspettando qualcosa che non arriverà mai.

 

Cenni biografici

Biagio Moliterni è nato a Praia a Mare il 5 settembre 1982, laureato in filologia moderna, è insegnate (precario) di italiano e storia presso l'istituto tecnico per il turismo di Tortora.Da sempre scrive racconti e poesie.

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